I testi delle canzoni che accompagnavano i
soldati nelle lunghe ore in trincea, durante le marce, canti nati, tranne
qualche eccezione, nel fango delle trincee per farsi compagnia e sconfiggere la
nostalgia degli affetti familiari e la paura dell'assalto. Ma anche le canzoni
di protesta nate dal disagio e dai pericoli della guerra.
Chiamati alle armi molti poeti, nel freddo delle trincee, partorirono opere
rimaste immortali. Prive della retorica di stato queste poesie testimoniano le
tristi condizioni e i sentimenti dei soldati in guerra.
Nota al testo del canto
Alcuni testi differiscono dalle versioni cantate
addirittura per strofe intere che spesso nella versione musicata vengono
eliminate completamente. Questo e' dovuto alla fonte dei testi presi in esame
che risultano a volte diversi a seconda di chi li cantava o il momento in cui
venivano usati. Nonostante questo il loro significato sociale e valore storico
non ne viene assolutamente sminuito.
Il Testamento del Capitano
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Il Capitano l'è ferito
l'è ferito e sta per morir.
Manda a chiamare i suoi alpini
che lo vengano a ritrovà.
I suoi alpini gli manda a dire
che non han scarpe per camminà.
" O con le scarpe o senza scarpe
i miei alpini li voglio qua "
E co fu stato alla mattina
i suoi alpini sono rivà
" Cossa comandelo, sior capitano,
che i suoi alpini sono rivà?"
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.
Il primo pezzo al Re d'Italia
che si ricordi del suo capitan.
Secondo pezzo al reggimento
che si ricordi dei suo soldà.
Il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figlio alpin.
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor.
Il quinto pezzo alle montagne
che lo ricopran di rose e fior.
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